.
.
Massimo Blaco, attore e musicista, Consigliere della nostra Associazione Culturale, sarà uno degli interpreti di un film che è già considerato un cult prima della sua uscita.
Eccolo parlare del film in una sua intervista concessa alla giornalista Elena Torre, comparsa su “Il Tirreno” del 3 luglio 2009:
.
Semafori e cartelli stradali di mezza Toscana sono letteralmente tappezzate da piccoli adesivi rettangolari rossi su cui campeggia la figura stilizzata di un uomo con il passamontagna e una pistola.
Sotto la scritta “Il problema sono quelli come te”, la firma è quella della banda del brasiliano.
Un piccolo mistero è legato all’uscita dell’ultimo film scritto, prodotto e diretto dal collettivo di John Snellinberg. La banda del brasiliano (girato tra Prato, Vaiano, Poggio a Caiano, Livorno e Napoli) è un film a bassissimo costo, nato dall’impegno volontario di una troupe di professionisti e appassionati di cinema e nato dall’impegno volontario di una troupe di professionisti e appassionati di cinema, uniti dalla necessità di narrare il malessere sociale e lo scontro generazionale attraverso il veicolo che un tempo se ne faceva espressione naturale e diretta, il cinema poliziesco italiano. E di fatto è una sorta di poliziesco, con tutti gli elementi tipici della tradizione.
Un film che prende in prestito i modelli, il linguaggio e l’estetica di un cinema feroce. e dissacrante di 40 anni fa per raccontare la lotta dell’attuale generazione totalmente disillusa, che cerca il conflitto e il corpo a corpo con i propri nemici
Nel cast Carlo Monni, Alberto Innocenti, Luca Spanò, Gabriele Pini, Massimo Blaco, Elisabetta Salvatori e molti altri A fine agosto la prima al Pecci di Prato.
La trama: tra le fabbriche della periferia pratese è rinvenuto il corpo senza vita di un bambino, precedentemente scomparso. Il giorno successivo, in un ufficio di Vaiano, un impiegato viene rapito. I rapitori sono quattro ragazzi sulla trentina: il Biondo, il Mutolo ,il Randagio e il Brasiliano. Il movente del rapimento è in realtà decisamente insolito. Solo le indagini dell’ispettore Brozzi potranno far luce sul caso.
Tra i protagonisti Massimo Blaco, entrato in modo insolito nel cast.
«Su Myspace mi è arrivata la richiesta di amicizia da John Snellimberg,- racconta – ho accettato e curiosando nella sua pagina ho visto che stava pubblicizzando il suo ultimo film “A Bonatti Story”, casualmente ho avuto modo di vederlo e contemporaneamente ho saputo del casting del nuovo progetto, a cui ho risposto subito. Dopo un giro di mail, telefonate, arrivo del copione, mi sono ritrovato sul set per le prime riprese nei panni dell’ispettore Biagini (oops) Giannini!. La cosa bella oltretutto, è la scelta del regista di allungare la parte di Giannini a film già iniziato, e di rendere il mio personaggio non più di contorno alla storia ma protagonista».
La lavorazione del film è costellata da tanti divertenti aneddoti
«Uno, – dice l’attore -, riguarda la scena del ritrovamento del cadavere del bambino. La macchina da presa posta su un dolly era nascosta alla strada che passava vicino al set, alla periferia di Prato; le auto si fermavano, e un capannello di gente guardava inorridita gli agenti del Ris che fumavano e chiacchieravano intorno al lenzuolo del bimbo, prendendo anche a pedate la palla che fungeva da testa. Prima che prendesse una brutta piega il regista è andato a spiegare che si trattava di un film».
Un’altra curiosità è nella scena di un interrogatorio, tipo “Soliti sospetti”.
«Ci siamo visti arrivare – racconta Blaco – alcuni brutti ceffi sul set sbucati dal nulla, muniti di bottiglie di birra; pensavamo, dalle facce che avevano, che avrebbero spaccato tutto e la tensione era alta poi abbiamo capito che erano le comparse per la scena.
Per il resto la presenza del Monni sul set é di per sé un aneddoto».
Blaco approda al cinema dal teatro e dalla musica: «Il teatro per me è un mondo infinito di personaggi da interpretare nei modi più diversi. Teatro è, impegno, sudore, soddisfazione. A cantare invece ho cominciato a 12 anni in una piccola band e ancora non sono stanco. Mi piace cantare nelle piazze o nelle osterie. La musica è parte fondamentale del mio essere, non potrei passare un giorno senza mettere le dita sulla chitarra e tirare fuori qualche buona melodia. E poi – conclude l’attore – c’è Gaber, una passione: lo conobbi nel 1993, una vera fonte di ispirazione e di vita. Prima di mettermi a suonare le sue canzoni sono dovuti passare 10 anni, tanto è il rispetto che gli porto. Poi è nato il mio piccolo tributo “lo se fossi.. Gaber!”, Con mia grande soddisfazione»
.
Lascia un commento