Cantautore e tribute-singer di Giorgio Gaber e Bruce Springsteen. Nasce a Nardò (LE), un mezzogiorno assolato d’aprile. Sin dai tre anni si trasferisce con la famiglia a Galàtone (LE), che considera a tutti gli effetti il proprio paese e in cui frequenta Elementari e Medie. Si iscrive al Liceo Classico “Dante Alighieri” di Nardò, nel quale si diploma brillantemente. Da sempre grande amante della parola scritta, divoratore di libri (viscerale la passione per i RACCONTI, specie di Dino Buzzati, ma anche di Calvino, Pirandello, Poe, Chesterton, King, Benni, ecc) e soprattutto innamorato della MUSICA, a 17 anni è all’improvviso folgorato dall’idea di imparare a suonare uno strumento ed acquista una tastiera, su cui apprende entusiasta i primi accordi. Studia un po’ da autodidatta e dopo un paio di mesi si appassiona anche alla chitarra acustica, passando poi molte ore al giorno per affinare la tecnica e migliorare l’abilità, e iniziando a comporre le prime canzoni. Sono tenue malinconiche dichiarazioni d’amore per ragazzine forse inarrivabili. Pochi mesi prima di conseguire la maturità classica, entra nel gruppo musicale degli “Heaven’s Door” (dal titolo di una celeberrima canzone di Bob Dylan), nel quale è impegnato voce e tastiera, spaziando dal rock al country. Il gruppo si esibisce a livello locale, specializzandosi in “cover” d’autore (italiane e straniere) e conseguendo un discreto successo, ma dopo meno di un anno si scioglie per l’impossibilità di conciliare i vari impegni universitari dei suoi componenti. Ora vive a Roma ed è ormai “prossimo” (ma lo si dice da anni…) alla Laurea in Medicina e Chirurgia a “La Sapienza”. Il 28 aprile 2002 ha voluto incontrare e intervistare a Modena il Professor Luigi Di Bella, uno dei suoi punti di riferimento umani e professionali. Ha anche scritto alcuni racconti, che ammiccano al genere grottesco. Durante tutti gli anni di Università, inframmezzati da molte esibizioni dal vivo nei locali della Capitale, non ha mai smesso di scrivere brani (una sessantina in tutto). Finora sono soprattutto tre i “generi” che son venuti fuori dalle corde della sua chitarra e dalla sua smania di comunicare: 1)canzoni d’attualità e spietata denuncia sociale; 2)canzoni ironiche-pungenti-allegre-surreali-provocatorie; 3)canzoni introspettive. Ultimamente ha pure tentato una quarta divertente (ma inesplorata e assai rischiosa!) strada compositiva: i brani hardcore! Ne ha scritti tre, praticamente per soli adulti. Ha partecipato a vari concorsi canori, nazionali e regionali, arrivando quasi sempre in finale e ottenendo sempre discreti piazzamenti e ottimi consensi. Nell’ultima rassegna musicale a cui ha partecipato, il Festival Musicale Analcolico di Pegognaga (MN), ha diviso il palco con Franco Mussida (PFM), Pietro Nòbile, l’amico Pippo Pòllina, Alberto Bertoli, Luca Bonaffini, Luca Maciacchini e altri importanti artisti italiani. Ascolta musica di ogni tipo, dal rock al blues allo swing, ma adora in particolare i grandi cantautori italiani (Fossati, Capossela, Sergio Caputo, Daniele Silvestri, De André, Guccini, Paolo Conte, eccetera) dei quali ama soprattutto l’accuratezza maniacale, l’originalità e a volte la limpida poesia presente nei loro testi. Giorgio Gaber è poi per lui un discorso a parte, dato che lo considera il vero maestro inarrivabile, il vero punto di riferimento artistico e umano da cui attingere in continuazione insegnamenti indispensabili e sempre validi, sia a livello artistico che di vita. Il 27 ottobre 2006, nella sala Kursaal di Grottammare (AP), ha riempito un importante spazio musicale in una serata tributo dedicata proprio al sig. G, e ha cantato le canzoni di Gaber in forma acustica. A metà aprile 2007 ha poi ripreso il “progetto-Gaber”, riportando in giro le sue canzoni immortali assieme all’amico cabarettista Andrea Baccassino, che si è invece occupato d’interpretare i monologhi, spruzzandoli qua e là di sfumature dialettali salentine. Luigi e Bac, poliedrico cabarettista di Nardò, si son conosciuti tra i banchi del Liceo a 17 anni, quando Andrea (musicando una sua poesia) gli fece venir voglia di entrare nel magico mondo della musica. Tra i cantautori, è invece molto legato umanamente ad Andrea Papetti, a Simone Cristicchi e a Pippo Pòllina. Assieme al primo ha riadattato in italiano “Rhymes&reasons” di John Denver; del secondo ha realizzato una parodia del popolare brano “Vorrei cantare come Biagio”, parodia naturalmente intitolata “Vorrei cantare come Simone”, che a Cristicchi e al suo produttore Francesco Migliacci è molto piaciuta; col terzo (Pòllina)condivide il progetto e le finalità del movimento “Umanità Nova”, che lo stesso Pippo ha ideato, anche se per ora solo in uno “Yahoo group”. Profondo e decisamente fraterno anche il suo rapporto con altri tre talentuosissimi cantanti/autori/musicisti (tutti e tre rocker, seppur diversissimi), che però nella vita sono, almeno al momento, più dediti alla propria attività di consulente del lavoro (il primo), dipendente in una società di servizi (il secondo) e lighting designer (il terzo): Luigi Nico, Antonello Cacciotto e Francesco Maria Zinno. Tre “ragazzi” eccezionali, di enormi doti umane e musicali. Nel giugno del 2002 ha ricevuto i complimenti del cantautore veronese Massimo Bùbola, già collaboratore di De André in vari album, che gli ha telefonato personalmente per incoraggiarlo. E’ stato varie volte ospite di programmi radiofonici su emittenti romane (Radio Radio, Radio Città Aperta, Radio Centro Suono), per parlare delle sue canzoni, ma non solo. Massimo Cotto, grande critico e scrittore musicale, nonché conduttore radiofonico RAI e Radio24, lo ha definito “bravo, di gran lunga superiore alla media”. Le parole sono il “fulcro” di ciò che canta, forse la ragione principale che lo porta a scrivere canzoni. Ha un debole per Bruce Springsteen, l’unico artista straniero di cui possiede la discografia completa, dal ‘73 ad oggi, e di cui (dal 2003) ha riadattato fedelmente in italiano 34 canzoni (con ottimi consensi di fan ed esperti, tra cui il professor Alessandro Portelli, Ermanno Labianca e Paolo Zaccagnini), eseguendole spesso dal vivo, in forma acustica, prima dei concerti delle tribute-band romane del “Boss”, in particolare dei “The Backstreets” di Tony ed Andrea Montecalvo, di cui è molto amico. Agli inizi del 2007, in seguito al magico incontro con Gianni “Donnigio” Donvito e col suo basso, ha dato più seriamente il via al progetto “Il Boss in italiano”, con Gianni al basso, Carmine Ruizzo al violino e Simone Di Bartolomeo alla batteria: è nata così “La Banda di Tom Joad”, il fantastico gruppo che lo accompagna in questo inedito Bruce acustico riadattato in idioma italico. Per il modo in cui hanno saputo brillantemente conciliare la professione medica con la carriera musicale, stima (e considera dei veri modelli professionali) Mimmo Locasciulli ed Enzo Jannacci.
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