Capita di notare, urante interviste a giovani musicisti, che molti di questi ignorano Gaber.Il fatto che un musicista, per quanto giovane, ma comunque magari già di successo e facente parte degli “addetti ai lavori”, ignori ad esempio canzoni come “Io se fossi Dio”, riunisce in sé le solitamente contraddittorie categorie del sorprendente e dell’ovvietà.Questo e tanti altri episodi testimoniano di quanto sia limitata la “conoscenza” di Gaber e la “coscienza” della sua importanza. Già altre volte si è posta la domanda di come ovviare a questa situazione, di quali cioè fossero i canali, i metodi e le iniziative giuste per far sì che l’importanza di Gaber e di Luporini fosse congruamente recepita e valutata nel panorama culturale italiano (ma anche europeo).Io credo che nel nostro caso ci troviamo in una situazione analoga a quella di un “tesoro sommerso in fondo al mare”, a portata di mano ma di cui molti ignorano l’esistenza. Certo non è pensabile (né, credo, nelle intenzioni di alcuno) trasformare il fenomeno Gaber in un fenomeno di massa:com’è nella natura di tutte le cose di alta qualità, senz’altro resterà apprezzato da una minoranza, né quindi si pone il problema di “volgarizzarlo” ad ogni costo (nel senso etimologico del termine). Oscar Wilde diceva, credo a ragione, che non si tratta di rendere l’arte popolare, ma il popolo artistico. Però credo che il caso di Gaber e Luporini sia ancora diverso. Certamente chi conosce, legge, apprezza, che so, Pasolini, Borges, ma anche Montale, Ungaretti, ecc. non appartiene alla maggioranza, eppure, in questi e altri casi, anche chi non ha gli strumenti, la sensibilità e/o la possibilità di conoscere a fondo questi e altri autori, ne riconosce, anche solo “sulla parola”, per “sentito dire”, l’indubbio valore artistico-culturale. Questo succede perché gli ambienti culturali ne hanno, per così dire, “ratificato” la “valenza culturale”. Ecco quale credo sia il nocciolo del problema: l’opera di Gaber/Luporini è quasi sconosciuta o quantomeno incongruentemente valutata proprio dagli stessi ambienti culturali che avrebbero titolo e competenza per coglierne la grande valenza. Quindi ben venga la divulgazione “verso il basso”, cioè la diffusione delle opere di Gaber/Luporini al più vasto pubblico possibile, ma ancor di più sarebbe utile una divulgazione “verso l’alto”, nel senso che bisognerebbe operare perché gli ambienti culturali si accorgessero (o volessero accorgersi?) realmente di chi è stato Gaber e dell’importanza rappresentata dall’intera opera dei Nostri, dal punto di vista non solo artistico, ma anche culturale e intellettuale del secondo Novecento.Se questo accadesse allora forse potrebbe prodursi un effetto a “cascata gravitazionale” verso il basso che potrebbe spingere editori, addetti culturali, discografici, cineasti, ecc. a parlare, dibattere, produrre, pubblicare , investire su quanto hanno fatto e rappresentato Gaber e Luporini, raggiungendo così anche un pubblico più vasto, suscitandone la curiosità verso una maggiore conoscenza. E ripeto che non intendo la “massa” delle persone ma almeno i “gaberiani potenziali”. Io sono infatti convinto che molti che “potenzialmente” avrebbero appunto gli strumenti, la sensibilità, ecc .per conoscere e “innamorarsi” di Gaber, oggi siano “ignoranti” in materia in quanto non informati della presenza di questo “tesoro sommerso” nel mare della nostra apatia culturale e della massificazione mediatica verso il basso.
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