E’ in tour per l’Italia lo spettacolo teatrale “Il dott.Céline” biografia dello scrittore curata da Sandro Luporini e Patrizia Pasqui, con canzoni di Carlo Cialdo Cappelli e interpretata da Mario Spallino.
Abbiamo avuto modo di parlare con molti di quelli che hanno assistito allo spettacolo e a tal proposito anche abbastanza a lungo con lo stesso Sandro Luporini.
Abbiamo assistito alla prima a Pisa e alla pomeridiana di due giorni dopo che era già più scorrevole nell’insieme rispetto alla precedente. Premetto che la nostra passione per Céline rende probabilmente il nostro giudizio “viziato”. Ma crediamo di essere sufficientemente in grado di prescindere dalla nostra passione per analizzare le cose in maniera equilibrata e critica.
E allora, se guardiamo al lavoro come impatto “gestaltiano”, dobbiamo dare un giudizio complessivamente positivo. La storia è abilmente ricavata dai due principali libri di Céline: “Morte a credito” e “Viaggio al termine della notte”.
La recitazione di Spallino, due ore da solo sul palco, è indubbiamente di alto livello . Per giudicare questo lavoro dobbiamo innanzitutto “dimenticarci” del Teatro Canzone di Gaber/Luporini a cui eravamo abituati. Questo è un’altra cosa per vari motivi; innanzitutto non c’è un filo concettuale legato alla situazione sociale/personale del presente, come accadeva negli spettacoli portati in scena da GG. Questa è una “storia” che naturalmente ha comunque la sua valenza concettuale, ben evidenziata da quel “dialogo con la morte” che attraversa tutta la rappresentazione, risolto con una riconciliazione con essa, non presente in Céline, ma farina del sacco luporiniano che si riallaccia a concetti già in passato espressi insieme a Gaber.
Le critiche maggiori sono state rivolte, da quanto sentito, alle canzoni e probabilmente era inevitabile per un pubblico per larga parte composto da “gaberiani”.
E su questo punto, come gaberiani, sentiamo di poter essere anche noi d’accordo .
Le qualità di Carlo Cialdo Cappelli in campo musicale sono indiscutibili, ma in ogni caso non possono essere giudicate riproponendo un confronto con le canzoni gaberiane.
Si aggiunga a ciò che le canzoni sono strettamente collegate al momento dello spettacolo che devono puntualizzare (l’Africa, il dollaro, ecc.).
Forse solo un paio hanno in sé una cifra “universale” che potrebbe essere ben estrapolata dal contesto e avvicinarsi alle canzoni gaberiane: la canzone d’amore su Molly e quella che riprende il concetto di “termine del mondo”. Si tenga poi conto che Spallino è soprattutto attore e che un confronto “alla pari” con il Gaber cantante (ma nel contempo anche autore) è anch’esso improponibile.
Questi sono i limiti principali di questo lavoro che poteva benissimo sussistere come opera teatrale, senza la parte delle canzoni.
Lascia invece un po’ perplessi la critica fatta da alcuni sul mancato uso del “linguaggio céliniano”. Il linguaggio céliniano, quello che lui stesso definiva “petite musique” viene spesso confuso con un linguaggio simile al parlato, ma in realtà è qualcosa di molto più complesso e, se vogliamo “studiato”. Il proliferare di avverbi, le inversioni sintattiche lo fanno assomigliare al “parlato” ma in realtà questi artifici letterari devono suscitare il loro “effetto” all’interno della scrittura.
Il linguaggio céliniano non può essere trasportato facilmente in un altro ambito così facilmente come si crede, nonostante sia forse il più adatto ad una trasposizione teatrale.
Da questo punto di vista, credo che l’operazione sia invece riuscita, considerando che poi chi vuole conoscere veramente Céline, dovrà per forza leggerlo. Se questo è vero per qualsiasi scrittore, lo è a maggior ragione per Céline che ha davvero rivoluzionato il linguaggio letterario.
In ultima analisi riteniamo che sia già positivo, al di là di alcune perplessità che anche noi avvertiamo nei confronti di questo lavoro, che Luporini abbia ricominciato a scrivere qualcosa che se non è il Teatro Canzone fatto con Gaber, parte da esso per provare a intraprendere qualcosa che in un certo qual modo deriva da quella lezione. Diamo tempo e credito a questo progetto e lasciamo perdere i paragoni con il Teatro Canzone con GG.
Quella è stata un’esperienza che in ogni caso resterà inimitabile e irripetibile. Se prescindiamo da questo confronto, pur con alcuni limiti, questo è tutto sommato un bel lavoro che può essere l’inizio di qualcosa di ancora migliore.
Tra l’altro questa operazione è particolarmente gradita a quanti amano Céline e sanno quanto sia stato importante questo autore anche per gli spettacoli del Teatro Canzone di Gaber/Luporini.
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