Il posto è bellissimo: il Rockisland sulla punta estrema del molo di Rimini.La gente è quella splendida con cui ti ritrovi subito a pelle, sentendo vibrare una inconfondibile passione: quella per il Boss.
E per chi come me ha cominciato ad essere travolto dalla musica di Springsteen a metà degli anni ‘70, per poi riuscire nel 1985 a vederlo la prima volta dal vivo (prima volta di una lunga serie) è come essere a casa.
L’occasione è la nona edizione dei Glory Days, raduno annuale di tutti gli springsteeniani italiani e non solo, occasione per ascoltare mitiche cover band, come quella degli E Street Shuffle, e scambiarsi idee, emozioni e sensazioni a ridosso del compleanno del Boss.
In più quest’anno c’è anche la concomitanza dell’uscita del nuovo CD di Springsteen con la E Street Band, una “magica” occasione in più.
Ma io, accompagnato da Claudia, sono venuto qui anche e soprattutto per un altro motivo: conoscere per la prima volta “live” Luigi Mariano, in programma nella prima serata con la sua Banda di Tom Joad.
Luigi l’ho conosciuto solo nelle mie navigazioni on line e mi ha subito sorpreso la notevole somiglianza dei nostri interessi, fino a percepirlo come un mio alter ego molto più giovane.
La cosa che mi ha subito sorpreso è stata l’identica passione per due artisti come Giorgio Gaber e Bruce Springsteen che possono sembrare lontani e diversi ma che in realtà non lo sono affatto, come ho cercato di dimostrare su questo Sito (vedi nella Sezione “Buttare lì qualcosa”) .
Un’altra cosa che mi fa sentire accomunato a Luigi è la stessa voglia di “divulgare” (forse un brutto termine ma che rende bene l’idea), la voglia di far conoscere ad altri quello che si ama e lo spendersi nel farlo. E questo vale sia per Springsteen che per Gaber.
Ma torniamo a Rimini.
Stasera è la sera: sul molo ventoso aspettiamo di conoscere Luigi, con la strana consapevolezza che in fondo sarà come ritrovare un amico conosciuto da sempre, per me quel fratello minore che non sapevo di avere da qualche parte nel tempo e nello spazio.
E infatti, quando fuori al locale lo vediamo arrivare e poi ci incontriamo ci si trova subito bene, anche se lui è un po’ teso perché avrà l’onore e l’onere di aprire questa edizione dei Glory Days e durante il sound-check non è rimasto molto soddisfatto della regolazione del suono.
Il progetto che porta avanti con la sua Band di Tom Joad è intelligente e ambizioso: adattare i testi del Boss in italiano per farne capire la grande valenza di significati, l’uso del linguaggio, i temi che caratterizzano e che rendono unico Springsteen non solo dal punto di vista musicale.
Ed è un progetto lodevole perché l’ostacolo della lingua può far sì che anche molti che conoscono e amano le sue canzoni non sappiano poi bene di cosa parlino, e non afferrino bene il tipo di linguaggio e lo spirito che li attraversa.
Adattare il Boss in italiano non è impresa facile: c’è da superare e tradurre lo slang, rispettare metriche e dribblare la difficoltà di una lingua con molte “tronche” rispetto alla nostra.
Questa necessità “divulgativa” l’avevo sentita anch’io quando ho sottotitolato in italiano e messo su Yotube e nella Sezione Video di questo sito alcuni video di Springsteen, ma Luigi si è imbarcato in un’impresa molto più difficile e stasera è qui a presentare queste canzoni proprio di fronte al pubblico del Boss: una specie di esame.
Luigi inizia il concerto da solo imbracciando la chitarra ed esordisce con una chicca: l’adattamento in italiano di “Magic” title track del nuovo album del Boss che ancora deve uscire:
“Ho nel palmo una moneta ma se voglio sparirà, farò uscire dal tuo orecchio l’asso nella manica, ho un coniglio nel cappello lo vedrai se vieni qui e tutto sarà così e tutto sarà così”
I primi versi di questo strano Springsteen/italiano colpiscono il pubblico che si ferma ad ascoltare, molti ancora non realizzando bene che Luigi sta cantando Springsteen.
Poi salgono sul palco gli altri componenti della Band: Gianni “Donnigio” Donvito basso elettrico, seconda chitarra acustica e seconda voce, Carmine Ruizzo violino, Simone Di Bartolomeo batteria.
Bastano altre due canzoni “Il fantasma di Tom Joad” e “Bobby Jean”, affinché il pubblico assimili ormai completamente l’adattamento in italiano, ascoltando con molta attenzione le parole delle canzoni.
Dopo “Fabbrica”, con uno scatenato Carmine al violino, è chiaro che il pubblico è stato ormai conquistato da Luigi e la sua Band e che la loro esibizione di apertura dei Glory Days è stato un successo. Seguono “Atlantic City” e “Due facce“, suonate senza batteria, con Donnigio alla chitarra acustica. Poi “Buio ai margini della città” e “Più forte degli altri“. Il finale è con “Cowboy neri“, in cui suonano solo Luigi e Donnigio, a due chitarre e con “Treno che porta giù” che entusiasma il pubblico. Alla fine sento solo commenti positivi, elogi e apprezzamenti per il progetto portato avanti da Luigi.
Il tempo per parlare con Luigi è poco e riusciamo a farlo solo dopo la sua esibizione, passeggiando sul molo e discutendo (indovinate un po’…) di Springsteen e Gaber.
Ma sono sicuro che non mancheranno altre occasioni per farlo e per confrontare i nostri progetti “divulgativi”.
Una serata bellissima che senz’altro resterà nei miei ricordi.
Per Luigi e la sua band un grande banco di prova che ha confermato e aperto ancora di più la strada a questo progetto di adattamento in italiano di Springsteen.
Avanti così ragazzi, no surrender!
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