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Genova è piovosa, ma non ce la fa a nascondere il suo fascino.
Addentrandoci per i carruggi ritroviamo la sua vita che ci porta, attraverso l’angiporto, ad arrivare inconsapevolmente o no a Via del Campo e al negozio di Gianni Tassio, alla cui memoria è dedicata la giornata.
Ci perdiamo ancora una volta a guardare le vetrine piene di rarità di Faber: dischi originali, libri, foto. Entriamo e scambiamo due parole con la vedova di Gianni. Ricordo con lei la grande persona che era questo amico e cultore di Fabrizio. Ricordo le rarità che ci mostrò tirandole fuori da un cassetto; lei apre lo stesso cassetto e tira fuori delle carte: tesserini, documenti, richieste in carta da bollo firmate da Faber negli anni ’60.
Guardiamo la chitarra appartenuta a De Andrè che i commercianti di Via del Campo hanno voluto assicurarsi nell’asta effettuata dopo la sua scomparsa, per conservarla in una teca proprio nel negozio-tempio di Gianni Tassio. Ricordo che quella chitarra un giorno mi fu permesso di suonarla (vedi foto a fondo pagina) e io, non certo incline a superstizioni o a santificazioni, la presi in mano con molta emozione e con altrettanta emozione feci scorrere le dita sulle corde.
Alle otto di sera siamo già davanti all’Auditorium del Palazzo Rosso, dove è prevista l’assegnazione a Claudio Lolli del Premio Via del Campo, dedicato alla memoria di Gianni Tassio.
Alle nove inizia il concerto: Lolli è sul palco insieme a Paolo Capodacqua e inizia a parlare dell’etichetta che gli è stata attribuita di “cantautore triste”.
“Non vorrei rovinarvi la serata” dice. “Mi hai già rovinato l’adolescenza…” aggiunge una donna dal pubblico.
Il suo libro di 350 canzoni in mano, Lolli inizia il suo concerto-reading con “Alla fine del cinema muto” per poi proseguire con molti altri brani significativi che introduce con lunghe e interessanti presentazioni: “Analfabetizzazione” ribellione attraverso un’anarchia del linguaggio cambiando il nome alle cose; “Da zero e dintorni” di cui si scusa perché in essa compare molte volte l’obsoleta parola “compagna”; “Adriatico” mare che gli ricorda l’immagine del potere. E poi avanti con tante altre canzoni per un’ora e mezza di concerto che, dopo la premiazione da parte della vedova Tassio, prosegue con alcuni pezzi storici come Borghesia e Quando la morte avrà. “Ho visto anche degli zingari felici” è introdotta da una lunga presentazione in cui parla del ’77, dell’ironia di quegli anni, di come l’amore e il politico si fondessero insieme in quegli anni difficili da dimenticare e forse da immaginare oggi.
Il concerto si conclude con un brano bellissimo e non conosciuto come merita, “Curva Sud” che appare ancora oggi molto attuale.
Dopo il concerto ci avviciniamo a Lolli per salutarlo. Parliamo del comune amico Gianni D’Elia, gli ricordo un nostro lontano incontro a metà anni ‘70 quando girava con un furgoncino Wolkswagen arancione e accompagnato dal suo inseparabile cane lupo. Ci parla del suo prossimo disco che raccoglierà canzoni d’amore in versione molto jazzistica: “Un disco duro” ci dice, ma non gli crediamo…conosciamo ormai bene la cifra della sua poesia e della sua musica.
Ancora due parole con Capodacqua, che ha ricevuto ripetute ovazioni dal pubblico per le sue eccezionali capacità chitarristiche. Gli chiedo informazioni su un suo cd che contiene canzoni in cui ha musicato delle poesie di Gianni Rodari.
Un saluto anche a Gianni Martini, chitarrista storico di Gaber, presente tra il pubblico, e poi il ritorno attraverso una Genova notturna ormai non più piovosa.
Una bella serata, piena di ricordi ed emozioni. Ce ne vorrebbero tante così.
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